Otto marzo. Una volta c’erano gli involtini di cellophane con i tre ramoscelli spelacchiati, gentile omaggio di un negoziante, spesso il panettiere, adesso imperversano i rosari-catena di sant’Antonio, della serie “tutto-quello-che-avresti-voluto-sentirti-dire-e-mai-nessuno-ti ha-detto”. È vero, girano anche in altri periodi dell’anno, ma si tratta di inerzia per la forza con cui sono stati lanciati, così finisci per ritrovarteli anche a giugno e a Natale. Messaggi di “donne alle donne”.
“Adesso ti rivelo la meraviglia che sei: Mamma, Donna, Femmina. Tu che sei uno splendido Fiore, tu che non ti arrendi mai, che sei leale e forte. Passionale e dolce” e via dicendo. A me inquietano non poco. Mi chiedo: chi è che scrive? E soprattutto, perché? Abbiamo davvero bisogno di queste dichiarazioni? Abbiamo bisogno di credere nel copione che un altro ha scritto per il non ben identificato personaggio Donna? Sì, meravigliosa, unita alle sorelle in un fronte comune. Non abbastanza comprese, non sufficientemente apprezzate, non adeguatamente remunerate. Leggo il messaggio e mi ribolle il sangue, ma piuttosto perché ho la sensazione di essere presa in giro.
La cosa che mi suona più sinistra, è quella specie di “orgoglio rosa” che sembrano voler suscitare, e che, come tutti gli orgogli di parte, manca di obiettività. Nello stile da raduno calcistico nazionale. Se non peggio, insomma, pseudo-“razzisti”. Oltre al fatto di essere donne, per come indicato sul codice fiscale, siamo individui, ciascuno con sogni e ambizioni diverse, con storie diverse, che ogni giorno si devono rapportare (e scontrare) con difficoltà e “avversari” di tanti tipi, e molti di questi avversari spesso sono appunto “donne”: dalla capo ufficio con ansia da primato alla rivale (insospettabile) che ti porta via il marito. Alla faccia dell’appartenenza alla quota rosa. Insomma, questi inni alla meraviglia della donna mi suonano come un incitamento all’appartenenza di qualcosa che ha bisogno di essere declamato perché esista. Una presa di consapevolezza fasulla. Poi voi fate come credete, ma vi prego non giratemene più, almeno, non è roba per me. Perché dovreste vedermi al mattino prima del restauro, altro che Fiore. E poi sono tenace, ma non è vero che non mi arrendo mai, posso annoverare una capitolazione al giorno. Infine sono piuttosto gentile, ma non fidatevi, dietro al mio sorriso c’è una gran rompicoglioni. E forse in questo senso sì, sono passionale.
Artwork di Marcos Chin
condivido tutto quello che hai scritto, anche io trovo quei messaggi stucchevoli e mandati soprattutto da donne a donne. Va bene gli auguri ma tutte quelle manfrine sull’essere Donna, madre e combattente per definizione mi urtano. Io poi in generale non amo il fatto che ci sia la festa della donna. Non mi fa pensare all’orgoglio femminile ma al contrario al fatto che se c’è una festa dedicata ne abbiamo ancora di strada da fare.
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Ah ah “manfrine”, bella parola. E sì, purtroppo ce n’è di strada da fare… Buona giornata 🙂
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che belle immagini che trovi sempre! 🙂
sono completamente d’accordo “qualcosa che ha bisogno di essere declamato perché esista”, infatti!
ho sentito stamattina alla radio che sottolineavano che non è la “festa” ma la “giornata internazionale” della donna, perché infatti non c’è nulla da festeggiare; mi sembra giusto.
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è vero, non è una festa, considerando poi l’evento per cui la stessa “giornata” è stata istituita. Così assume tutto un altro significato, senza bisogno di retorica. Un caro abbraccio 🙂
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