Chi ha paura delle vacanze?

Avviso: questo post è un fake.

Dunque finalmente è cominciata la scuola. Siamo sopravvissuti anche quest’anno. I tre lunghi mesi senza l’aiuto delle insegnanti, senza la presenza dei compagni di classe, le quattordici settimane in cui va organizzato tutto il tempo dalla sveglia alla ritirata si sono compiute.

/Vacanza/ il fatto, la condizione di essere o di rimanere vacante.

/Vacante/ essere privo di.

Vacanza. Per noi è molto di più. Tra giugno e settembre è l’eclisse.

Senza la scuola, l’organizzazione di un tempo con del valore, anche solo di intrattenimento, ricade sulla gestione dei genitori o caregiver. E qui non entro nel merito dell’aspetto economico, tuttavia non secondario.

Il fatto è che coinvolgere una ragazza o un ragazzo “speciale” richiede appunto un impegno adeguato, fatto su misura e che tenga conto non solo delle sue capacità ma anche e soprattutto delle sue difficoltà. E la vera grande sfida è trovare un contesto con dei coetanei, soprattutto quando il divario si apre tra Tik Tok e Peppa Pig.

Non volevo che vincesse l’eclisse, quest’anno. In qualche modo ce la dovevamo fare, per il bene di tutti. Così il giorno stesso in cui Dorothea aveva finito la scuola ho reagito buttando giù un planning e l’ho condiviso con suo padre per avere la sua disponibilità e collaborazione.

Attività, terapie, visite, ma anche pranzi e cene. Che cosa, con chi, nella migliore delle ipotesi e delle possibilità.

Nel foglio di Excel la seguenza dei giorni si trasformava in territorio mappato, così almeno non avrei avuto la sensazione di oltrepassare le Colonne d’Ercole per entrare nell’”Hic Sunt Leones”.

La questione “coetanei” era risolta solo in piccola parte, perché Dorothea avrebbe fatto tre settimane di un campus estivo di atletica, per il resto sarebbe rimasto con noi e l’incontro con altri ragazzi sarebbe stato ridotto, quando non occasionale.

Gli oratori purtroppo ci sono interdetti, Dorothea non sopporterebbe il rumore e la confusione e comunque dovrei pagare un educatore che la segua, privatamente. Anche il campus di atletica era a pagamento, ma in un contesto con risorse conosciute da Dorothea. Un sacrificio economico, sì, ma alla fine ne è valsa davvero la pena.

Avremmo dovuto avere un educatore assegnato dalla regione per la misura B1, a partire da metà giugno, ma questo non è mai arrivato (e siamo tutt’ora in attesa di capire se arriverà mai).

Vicino a lei ci sono stata io, con l’aiuto di suo padre, ovviamente ho potuto lavorare molto di meno e le conseguenze si ripercuoteranno nei mesi a venire.

Dorothea è stata un po’ al mare, un po’ in montagna, ha fatto qualche gita in giornata, molto tempo l’ha anche trascorso in casa, ma senza particolare disagio da parte sua. Insomma siamo riusciti a scampare dallo spettro di Mariottide e figlio, i personaggi tragicomici di Maccio Capatonda e Herbert Ballerina.

Alla fine, vedendo il sorriso rilassato di mia figlia nelle foto credo che abbia trascorso una bella estate e sia pronta a riprendere gli impegni dell’anno scolastico.

Questo sì è un grande conforto, anche se posso dire di non aver fatto un solo giorno di vacanza.

In conclusione, questo post è un fake. Non bisogna dargli credito. Non si avvicina nemmeno in piccola parte all’inclusione ideale di cui tanto si parla.

È solo una delle tante storie reali di ragazzi speciali e genitori caregiver.

/Caregiver/ chi si prende cura di qualcuno non autosufficiente. In Italia il ruolo di caregiver non è ancora riconosciuto in modo effettivo, come accade invece in altri paesi europei (con stipendio, assicurazione…) Purtroppo non ho motivo per pensare che lo sarà a breve. Planning alla mano.

Questo post è un fake anche perché il tono compassato è il risultato di una metodica censura.

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