Ho sempre pensato che Dorothea facesse parte degli X-men. Ormai ne ho avuto la conferma.
Come nel caso degli X-men, il super-potere di mia figlia è allo stesso tempo il suo tallone di Achille.
Ebbene, Dorothea c’ha il super-udito. E una straordinaria memoria acustica che le permette di registrare e memorizzare qualsiasi parola di qualsiasi lingua. Sta imparando contemporaneamente quattro lingue straniere, e non perché sia io a volerlo, è lei che è curiosa di sapere. Non confonde nemmeno i termini di una con un’altra, come se avesse tanti diversi cassetti d’archivio in cui riporle: inglese-spagnolo-francese-russo.
Cat, gato, chat, kot. House, casa, maison, dom. Woman, mujer, femme, zhenshina.
Lei inoltre ha quello che si chiama orecchio assoluto. Distingue, solo all’ascolto, le note di tutte le ottave del pianoforte, toni e semitoni. Ed è in grado di individuare le note di un accordo e la tonalità di una canzone.
Sa persino riconoscere che nota emette il cigolio dello sportello del frigo. Di solito quando lo racconto i miei amici musicisti ascoltano un po’ scettici, poi la mettono alla prova e rimangono basiti. Il suo insegnante di pianoforte, Marco, ammette di non aver mai visto una cosa del genere, scuote la testa e dice: che si potrebbe fare di un talento così? E a me viene in mente l’assurdo personaggio di Edo, nel film Bianca, di Nanni Moretti. “Geniale, ma inutile”.
Super-udito, tallone di Achille. I suoni si trasformano in rumori quando emergono improvvisi, e fuori dal suo controllo: dal pianto del bambino che fa i capricci al tosaerba del condominio di fronte. Dal cigolio della maniglia, al sospiro di un passante, sotto la nostra finestra.
I rumori sono arroganti, perché viviamo a Milano, che è tutto rumore.
I rumori sono insidiosi perché anche quando sei a duemila metri qualcosa che fa rumore c’è sempre: un’aquila, una marmotta, il campanaccio di una mucca.
Non puoi nemmeno arrischiarti a dire: “Senti che pace, queste foglie che frusciano al vento…” Non stuzzichiamo il cane che dorme.
I rumori ci attraversano, ci riempiono di inquietudine. E uso il noi non come pluralis maiestatis, ma come collettivo: perché tutto quello che vive mia figlia si propaga attraverso di me. Io sono preposta a rassicurare, tranquillizzare, minimizzare. E lo faccio, del resto è il mio compito. Però succede una cosa strana: quando mi capita di trovarmi da sola, ed essere investita da uno di questi rumori, sono io che sussulto, in allarme. Certo, sono condizionata, ma anziché riprendermi, realizzando che sono appunto da sola, mi scopro infastidita. Forse sono autistica anche io, ma la verità è che i genitori degli autistici diventano autistici di riflesso.
Di recente Dorothea ha scoperto il rumore bianco. Ad esempio, quando siamo in casa, vuole il fruscio del ventilatore. Non copre davvero tutti i suoni ostili e minacciosi del mondo esterno, ma si vede che la frequenza uniforme e continua ha su di lei un effetto calmante, quasi ipnotico. Tuttavia non si può stare sempre con il ventilatore acceso, almeno da settembre a maggio, allora adesso opta per la musica. A casa nostra si ascolta sempre la musica. E più o meno sempre le stesse canzoni. Questa ad esempio è la fase in cui chiede a ripetizione “La madonna delle conchiglie”. E mi va bene che si tratta di Capossela.
Ho sempre pensato che Dorothea facesse parte degli X-men. A confermarlo sono stati i suoi compagni di scuola, che oggi hanno scoperto la sua identità superoistica: “Dorothea-X, la silenziatrice”. Dorothea-X combatte contro i rumori molesti. Viaggia munita di cuffie e ha come bracciali dei rotoli di scotch, con cui tappa bocche e chiude fessure attraverso cui si propagano le onde sonore. Agisce chiaramente non solo per se stessa, ma a beneficio di tutti. Il suo intervento è di vario tipo: salva dall’inquinamento acustico urbano, e mette anche a tacere certe flatulenze retoriche.
Dorothea-X che saltella di qua e di là con la sua tutina, con un “Shhh” stampato sul petto, la giustiziera del silenzio, colei che riporta l’armonia e l’equilibrio.
Del resto lo aveva predetto anche Jannacci: “Verrà il giorno in cui spariranno tutti i rumori.” Il giorno in cui sarà possibile parlare con i limoni. Il giorno in cui non ci sarà più nulla di assurdo, e tutto sarà riconosciuto e accettato.