Nilo aspetta Dorothea, ogni lunedì mattina. E, ovviamente, anche Dorothea aspetta Nilo, anzi è così impaziente di incontrarlo da lasciare il tepore delle coperte e dimenticare che è lunedì, e riprende la scuola e durerà fino alle quattro del pomeriggio. Si lava il viso con la punta delle dita, come un gatto, poi si asciuga alla bene-meglio, lasciando cadere l’asciugamano a terra, e infila jeans e scarponcini da montagna. Tira su la zip della giacca ed è pronta a uscire. Il sorriso le fiorisce da guancia a guancia e cresce a ogni metro in meno che la divide dal sogno più grande divenuto realtà: il suo unicorno.
Anche se non è adornato da nastri e lustrini, Nilo ha la criniera soffice, argentea e lucente, pettinata tutta su un lato, e la coda lunga, folta, che smuove ora di qua, ora di là, con pigra letizia. Il suo manto non ha il candore soffuso dello zucchero filato, ma è ocra, come un raggio di sole che traluce nel fieno. Avanza leggiadro, con portamento composto, misurato dai suoi zoccoli, che battono il tempo della gioia più cristallina. Adora essere accarezzato sul muso, ed è ghiotto di mele e carote, il cibo con cui alimenta la sua magia. Sì, perché come ogni unicorno che si rispetti è prodigioso: basta salirgli in groppa per volare.
Nilo è un perfetto unicorno, e se non porta il corno sulla fronte è solo perché così non rischia di fare male ai bambini. I bambini sono la sua passione, si capisce dal fatto che loro gli salgono in groppa e si trasformano in principi o in fate: non appena le loro gambe stanno a penzoloni dalla sella, ecco che scompare l’andatura incerta e traballina, o goffa e dondolante, con cui di solito incedono. Adesso sono eretti ed eleganti, pronti per la più mirabile delle parate: quella che li dischiude al mondo, che fa emergere la loro bellezza intrinseca. Nilo li aiuta a districare pensieri, a far nascere parole, a sciogliere emozioni, a far chiarezza nei sentimenti. Procede, nella sua andatura flemmatica, poi si ferma, ascolta paziente, e solo se ti avvicini puoi vedere la minuscola polvere fatata che lo avvolge e sale su, fino al cavaliere o all’amazzone.
In realtà l’incanto comincia già da prima del contatto. Nel caso di Dorothea è così potente da far sì che lei prenda da sola la scaletta e per buoni venti metri la trasporti fin sotto al suo amico: fa tutto di sua iniziativa, senza nemmeno essere invitata. Poi infila il piede sinistro nella staffa e alza la gamba destra per suggellare la presa in quell’ abbraccio fatto con gli arti inferiori. Carezza Nilo sul fianco e sembra dirgli qualcosa, ma non si capisce bene, il suono delle parole si disperde, o forse non sono nemmeno parole? Ma è chiaro che si stanno comunicando qualcosa, anche Dorothea è un po’ magica di suo e nel ricevere quelle coccole esclusive Nilo coglie quello che rimane un mistero per la maggior parte di noi.
Sono quarantacinque minuti intensi, per tutti e due. Io assisto da oltre il recinto, un po’ frastornata dall’alchimia. Mi fa compagnia il gatto Milou, che è uno stregone bislacco, una specie di Begemot, sbucato dalle pagine di Bulgakov. Gira per il maneggio, e sembra stare lì apposta per fare un distillato dalle lacrime dei genitori come me, quelli che si commuovono facilmente. Chissà se è in combutta con il pavone Nicodemo, che fa bella mostra di sé razzolando attorno al recinto, e infine si sofferma davanti al vetro della macchinetta delle merendine, per rimirarsi. Credo stia lì come una specie di guardiano e infatti strepita alle oche che si intrufolano, finché queste s’allontanano, non prima d’aver rimostrato starnazzando.
Sembra incredibile che ci sia un maneggio dentro un ospedale, con tanto di animali da cortile. Seduta sotto il pergolato davanti alla scuderia, mi fingo di essere in campagna, in una mattina soleggiata di inizio ottobre e guardo con piacere Dorothea che, una volta ridiscesa a terra, è seduta a tavola e taglia fette di mela e carota come spuntino al suo unicorno.
Poi sarà di nuovo auto e traffico e le solite cose di ogni lunedì mattina, ma intanto mi godo il mio scampolo di magia.
leggo e rileggo senza stancarmi
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benvenuta 🙂
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son qui dietro le quinte da un po come tanti penso in doveroso silenzio
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Ciao Emma, ma hai fatto benissimo a uscire da dietro le quinte 🙂 piacere di conoscerti
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