L’indifferenza ai numeri primi

pippi“Della matematica non gliene può fregare di meno”, la maestra accenna a un sorriso, scuote la testa, ma è ben lontana dall’arrendersi, lo so bene. Lei, il fiore all’occhiello della scuola, la matematica l’ha insegnata per una vita e con Dorothea mette in campo tutti i mezzi, dall’abaco di legno alle app sull’Ipad. Ci sarà un modo di farle capire che l’esito di due più due non è soggetto a infiniti mutamenti. Eppure per la piccola avventuriera del calcolo surreale il numero viene ricondotto a una questione fonetica, o meglio alla fascinazione che il nome del numero stesso produce alle sue orecchie. Aristotele e Sant’Agostino lo avrebbero trovato molto interessante.

Il procedere matematico è arbitrario, non è detto che si debba sempre procedere in crescendo. Questo è ben evidente quando e a Dorothea domandi “quanti anni hai?”.

Se è su di giri ti risponde cinque. “Cinque” infatti ha un suono squillante, con questo esprime entusiasmo. “Sei” invece significa grande slancio, ma è veloce a spegnersi, vuol dire che è stanca, e vuole chiudere il discorso. “Otto”: indica pienezza, rotondità, come i suoi occhi spalancati mentre lo pronuncia. Ha voglia di scherzare.

Lei è così esigente, pignola, nel descrivere questo o quell’aspetto del mondo che la circonda, per stabilire la sua personale mappatura, e distingue il verde chiaro dal “grigio oslo”, “paillettes” da “lustrini”, “tallone” da “calcagno”. Ma non sente l’esigenza di definire la quantità. È evocativa, come nelle favole, dove non ci sono date, ma i cento e cento anni si succedono con grande disinvoltura. Un aspetto che fa pensare anche alle cronache medievali: qualcuno dice, qualcuno ha riportato che dietro le colonne d’Ercole ci siano le creature marine di Atlantide. Ragazzi, questo sì che è interessante.

Del resto, a pensarci, la matematica lavora su un processo che porta a un risultato concreto: tolgo, metto, divido, moltiplico. Dorothea è nel mondo delle idee, dove tutto è già lì, anche quello che non esiste, perché nel momento in cui lo pensa esiste eccome. Andrebbe d’accordo con Decartes, ma soprattutto con Pippi Calzelunghe che, interrogata dalla maestra in sottrazioni, risponde: “Se Gustavo mangia tre caramelle, saranno fatti suoi quante gliene rimangono”.

Sì, la matematica è interessata, è inquisiva. Ma chissenefrega delle risultanze, quando Gustavo avrà finito tutte le caramelle troverà qualcos’altro con cui riempirsi la pancia, magari un saporitissimo spunk.

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