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marketCol mercato ho preso dimestichezza da quando non vado più in ufficio. Prima avevo nei suoi confronti la sospettosità dell’avventizia che teme le fregature. E infatti venivo puntualmente fregata. Mi intimidivano i modi schietti dei venditori. E con i venditori bisogna metter su la faccia tosta e smollarsi un po’. Perlustrare, indagare, assaggiare, insinuare. Non è possibile stare lì fermi in coda per poi recitare, laconicamente: un chilo di pomodori, grazie. Quelli ti sgamano subito che sei di passaggio, che probabilmente non tornerai, che non sei interessato ai pomodori, ma al fatto che devi portare a casa dei pomodori. Il mercato non è l’alternativa al banco del supermercato. Non basta il gesto del braccio a mettere nel cartello. Tuttavia ce la si può fare, non ci vuole chissà che competenza. Basta il gusto, la curiosità.

Ecco, per il mercato ci vuole Presenza.

Del mio ortolano preferito ho già scritto in un altro post (https://baciamipiccina.wordpress.com/2015/12/02/un-ortolano-mi-disse/). Negli ultimi mesi ci sono tornata sempre più spesso, e per me è diventato un appuntamento. Ci diamo persino del tu. Angelo è quello che tiene la scena, e poi c’è Rabà, che è quello schivo che lavora in secondo piano. Una coppia ben assortita. Loro non danno attenzione solo al cliente cui stanno insacchettando la merce, ma prestano attenzione a tutti, scambiano battute con questo o con quello nella fila, non si perdono l’espressione o il commento di nessuno. Angelo fa digressioni sul raccolto, sui pesticidi da evitare e sul metodo di coltura, sulle proprietà benefiche, e poi si sofferma a dare consigli sulle modalità di cottura o di consumo. Tutto questo fa parte del servizio, richiesto o non richiesto. Se hai fretta è meglio che passi più tardi o che ti rivolgi a qualcun altro. Un paio di volte ho osato portare un libro per ingannare l’attesa, poi ne ho capito l’insensatezza, e che tutto sommato mi piace andarci perché la gente al loro cospetto si parla, come fosse in un locale, dove finisci per conoscere un po’ tutti. La spavalderia di chi vende si trasmette a chi compera, non ci si fa alcuna remora a chiedere: “Come ha detto che la cucini?” “Ma allora anche il gambo è buono?”. E a raccontare, di quello che ci farai a casa con ciò che metti nella sporta. Di cosa ti piace mangiare. Delle persone per le quali cucini. Che poi è come dire la vita.

10 Comments

  1. I tuoi spaccati di vita profumano di buono…ti seguo da distanza, tra la fretta e l’incostanza di una vita frenetica e un po’ frullata, e leggerti mi riappacifica, mi ricongiunge a un senso di vita vera! Molto bello.,grazie!

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    1. ti ringrazio sei gentilissima! Immagino bene, ci si ritaglia sempre uno spazio nei momenti più impensati. grazie anche delle parole, che fan sempre bene. Ti mando una grande abbraccio, buona giornata!

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