L’amichetta del cuore di Dorothea si chiama Marta e ha cinque anni. Non so come sia nato questo connubio tra di loro, ma a vederlo dal di fuori sembra probabile che sia stata la seconda ad aver scelto la prima. È Marta che in classe va a cercare mia figlia per coinvolgerla nei giochi, che le si siede vicino al momento del pasto e controlla che non si sia versata addosso dell’acqua schiacciando il bicchiere di plastica della refezione. Marta fa dei disegni a pennarello, con donnine dai grandi occhi blu e capelli lunghi, disegni che poi mi consegna al momento in cui vado a prendere Dorothea. Mi bisbiglia, alzando il mento in direzione della compagna intenta a saltare come un puledrino finalmente libero: “L’avevo disegnato per lei, ma non glielo riesco a dare…”.
Il bello di Marta è che non si scoraggia mai. La invita, le propone di fare dei giochi. E quando quella persevera in altro lei, se lo trova di suo gusto, la imita prendendo lo spunto per una variante.
Marta non taglia corto, come i suoi coetanei: “Dorothea non mi risponde”. Lei osserva: “Le ho chiesto di venire con me, ma lei preferisce stare nell’altra stanza”.
Venerdì, dopo diversi mesi di tentativi, sua madre e io siamo riuscite a organizzare un ritrovo. Non immaginavo che, nel frattempo, il legame tra le due bambine si fosse consolidato in un’intesa a tal punto profonda. Marta raggiunge Dorothea che è sgattaiolata sul lettone. Saltano insieme e poi la prima propone giro-giro tondo alla seconda e quest’ultima non solo gira, ma al momento topico cade anche (è vero che è Marta che la tira giù, ma questo è un dettaglio, se Dorothea non vuole s’oppone con forza). Marta e Dorothea mangiano una fetta di torta margherita: Marta mangia davvero, Dorothea per lo più sbocconcella, ché questo dolce non la fa impazzire, ma si presta a stare seduta. Marta e Dorothea accomodate vicine a disegnare. Dorothea, che non tiene mai una matita in mano, adesso impugna la grafite e scarabocchia, su e giù, destra e sinistra. Cambia, stappa un pennarello, lascia tracce di giallo, e poi, ancora, di rosso. Marta intanto produce altre donnine, dagli occhi sempre più blu, sempre più grandi. Riempie diversi fogli, poi, appagata della propria opera, scruta il Mirò dell’amica, la guarda negli occhi ed esclama, estasiata: “È bellissimo!”
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L’illustrazione è “Whales” di Marloes de Vries
che meraviglia i sentimenti sinceri
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è vero. Qui secondo me abbiamo a che fare con il divino. ma non nel senso che lei sia un angelo custode o chissà che. Semplicemente accoglie, comprende e la sua fiducia diventa un rafforzamento. Una qualità che alcuni hanno per natura, anche se nel caso di Marta influisce di sicuro l’attenzione e l’intelligenza dei genitori.
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