“Dorothea, la signora ti ha detto ciao. Come si risponde? Buon…”
“Buon Primo Maggio.”
Siamo già a estate inoltrata, ma per lei la distinzione di auguri tra le varie festività è un affare del tutto pleonastico. Lei che alla mattina, se indugio sotto le coperte, si piazza con il volto a due centimetri dal mio fissandomi finché non apro gli occhi, dopodiché afferma, perentoria: “Buon Sanbalentino!”
Grazie a Dorothea ho messo a fuoco una cosa: Pasqua o Natale, Carnevale o Ferragosto sono definizioni transeunte, accidentali. La data segnata in rosso sul calendario è una convenzione acquisita e trasmessa, se uno vuole sentire l’ebbrezza di una giornata speciale può farlo in qualsiasi momento, e perché non tramutare ogni levar del sole nella celebrazione di un unico grande evento, l’Esistenza? Non un semplice compleanno o non-compleanno, con buona pace del Cappellaio Matto, ma qualcosa di più sontuoso: il festeggiamento del proprio Anniversario quotidiano, con o senza torta ricoperta da candeline.
Mica male, però, concedersi un augurio di vita tutti i giorni. Celebrarsi per i successi, per le batoste. E per il nulla di fatto, soprattutto per questo: tante scagliette sospese come fiocchi di una boule de neige appena shakerata. La forfora che rimane delle cose desiderate e poi ripudiate, dei timori che hanno cessato di essere tali, delle risate a vuoto, delle lacrime poi asciugate. Non si sa mica dove si vada a posare. Ma a guardarla, questa tempesta così sospesa che appare immobile, chissà perché incanta sempre.
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l’immagine sopra è di Karolin Schnoor
❤
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Tua figlia ha colto l’essenziale: festeggiare ogni giorno solo per il fatto di esserci, insieme. Indipendentemente da tutto il resto. Baci.🌻
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